I seguaci degli ETF, coloro che li amano alla follia e li reputano uno strumento finanziario efficiente, sostengono che la caratteristica principale dell’ETF sia quella di eliminare il rischio specifico. Tale caratteristica è data dal fatto che l’investitore si espone ad un basket di titoli con diverse caratteristiche, ma ognuno con un peso limitato. Questo fa sì che le variazioni dei singoli titoli vengano spalmate sulla performance complessiva del basket, smussando gli effetti.
Se un titolo di un basket ha un peso dello 0.5% e sale del 10% in un giorno, il suo contributo alla performance del basket è di 5 basis point. Di fatto si tratta di una variazione impercettibile. Quindi gli ETF funzionano. E invece NO. Nemmeno loro sono immuni dal rischio specifico.
Il caso AMC negli ETF
Il caso di AMC è un caso di scuola che farà riflettere tutti coloro che investono in ETF e porterà probabilmente a future riflessioni da parte degli organi di vigilanza. Il titolo AMC ad inizio anno valeva poco meno di 5 dollari. Venerdì ha chiuso a 47.91 dollari dopo aver superato i 60 dollari. Gran parte del rialzo si è concretizzato nelle ultime due-tre sedute in cui il titolo è passato da 15 USD a 60 dollari. Ora non entriamo nel merito delle cause di tale rialzo, in gran parte guidato, ancora una volta da un processo di short squeeze delle posizioni short dei fondi hedge. Quello che vogliamo osservare è l’impatto che tale movimento ha avuto nei relativi ETF in cui il titolo era inserito. E non parliamo di ETF di nicchia, parliamo di ETF di prima categoria come l’IWM, uno degli ETF più scambiati sul mercato USA perchè replica il basket del Russel 2000.
In questo anno il peso del titolo AMC all’interno del basket è passato dallo 0.5% ad oltre il 6%. E questo diventa un problema. Perchè se un titolo pesa il 6% di un basket e oscilla con variazioni da capogiro ogni giorno, chi è esposto all’ETF che replica il basket, di fatto, è esposto anche massicciamente a quel titolo.
Variazioni del 20% del titolo portano il basket e l’ETF ad oscillare dell’1.2%! e questo è tanto per un basket composto da 2000 titoli. Nella seduta di giovedì, il 70% della performance dell’ETF IWM è stato spiegato dalla performance del titolo AMC. E questo è un problema perchè su un ETF come l’IWM non sono esposti solo i piccoli risparmiatori, ma lunghe liste di operatori istituzionali dai fondi pensione, ai fondi di fondi, ad assicurazioni. La performance di tutti questi operatori dipende dagli umori di qualche migliaio di retail investors che decidono di giocare allo “short squeeze”, portando i prezzi di un titolo con molte posizioni short a valori stellari, che quotano ad almeno 10 volte la media dei price target attribuiti al titolo da decine di analisti.
Dopo i rialzi di AMC, l’intera industria finanziaria è esposta a questo rischio, al rischio specifico AMC, perchè il suo peso associato alla sua volatilità hanno e avranno ogni giorno un impatto molto importante sulle performance dei portafogli di tutti gli operatori lunghi degli ETF sulle small cap USA. Se il titolo dovesse tornare a trattare attorno ai 20 USD, la performance dell’ETF IWM subirebbe una flessione importante, tale da impattare sul rischio complessivo di centinaia di portafogli di investitori istituzionali con un impatto elevato sul rischio sistemico.
Titoli growth intrusi nei portafogli value
Ma non basta. Nella storia di AMC sono coinvolti anche gli ETF che replicano le strategie di gestione con i metodi fattoriali. Fino a pochi mesi fa il titolo AMC era considerato un titolo “value” e come tale rientrava all’interno degli ETF value. Le sue recenti performance non lo fanno più rientrare in questa categoria. Il titolo è troppo caro e troppo volatile per essere considerato un titolo value. Eppure esso continua a stare nei basket degli ETF value perchè questi ETF ribilanciano ogni 3 mesi o ogni 6 mesi. E questo è un altro problema perchè il Sig. Smith che ha comprato l’ETF sui titoli value da qualche giorno si trova esposto anche in modo sensibile alle performance di un titolo che di “value” non ha più nulla e che impatta in modo sensibile la performance dell’ETF perchè il suo peso e la sua volatilità sono elevatissimi.
E se pensate che sia un problema limitato al solo Sig. Smith, vi sbagliate. L’anno 2021 passerà alla storia per i più corposi afflussi sugli ETF di tipo value. In questi 5 mesi sono confluiti sugli ETF value oltre 50 miliardi di USD di nuovi flussi. Da qualche giorno, tutti questi miliardi oscillano su e giù in balia delle ondate di acquisti e di vendite sul titolo AMC. Chi compra gli ETF value oggi è bene che lo faccia andando short su AMC, altrimenti compra un ibrido che rischia di esporlo ad anomalie ed inefficienze da lui non desiderate.
Questo caso ci ha insegnato che nemmeno gli ETF maggiori sono in grado di coprire dal rischio specifico e che solo un portafoglio ampiamente diversificato su gestioni non solo passive ma anche attive possono davvero eliminarlo in modo da ridurre alcuni automatismi inefficienti che caratterizzano l’industria degli ETF.
E il sig. Smith dovrebbe smetterla di scegliere solo gestioni attive o solo passive, solo value o solo growth, solo rischio specifico legato a singoli titoli alla ricerca del massimo profitto o per non rischiare solo conto corrente, ricadendo così nel rischio specifico della propria banca e nell’erosione del capitale da parte dell’inflazione.